#coronavirus: e se ridisegnassimo il turismo?
Andrea Della Rolle
Marzo 5, 2020
Non eravamo pronti?
Questo 2020 ci ha accolto impreparati. Prima la possibilità di una guerra USA-Iran, poi la diffusione di un virus influenzale che ci sta portando indietro di quasi 70 anni, al periodo del Dopoguerra.
Sì, parliamo del #coronavirus e delle sue implicazioni su tutto quello che è il tessuto sociale del nostro Paese e di tutti i Paesi in cui si è diffuso. Lasciando perdere le logiche delle malattia, sulle quali non sono informato e su cui non voglio “mettere il becco”, voglio far notare come già soltanto la sua diffusione abbia ridotto, sia per applicazione dello #smartworking che per l’ansia giustificata e giustificabile di non prendere mezzi pubblici, unita agli isolamenti forzati in alcune aree del Paese, la quantità di CO2 nell’aria.
E’ di pochi giorni fa l’immagine della NASA che fa vedere come la diffusione del Covid-19 abbia ridotto, in Cina, il CO2 complessivo: “Ridurre l’inquinamento si può”, sono state le parole del Ministro dell’Ambiente Costa, commentando queste immagini.
Mentre il dato positivo sull’inquinamento ci fa ben sperare, dall’altra parte la diffusione del virus influenzale Covid-19 e delle sue implicazioni su tutti i settori, stanno mettendo in ginocchio il Paese (Italia, al momento).
Uno dei settori sui quali sta agendo in maniera più devastante è sicuramente il Turismo. L’Italia, paese a vocazione prevalentemente turistica, patirà un lungo periodo recessivo per le dinamiche e per l’immagine “da psicosi collettiva” che la diffusione di questo virus sta portando: voli aerei limitati o cancellati, prenotazioni in alberghi annullate, un disastro per l’economia italiana.
Come possiamo intervenire?
Il periodo che ci aspetta, purtroppo, è decisamente lungo. Si parla di un tempo indicativo di 18 mesi prima che questo virus possa essere debellato con un vaccino. L’incremento dei malati potrebbe essere esponenziale e comportare dinamiche di isolazionismo in tutti i Paesi. Sarebbe quindi necessario riprendere rapporti internazionali, promozione internazionale su tutti i campi, garantendo nuove politiche di sicurezza “anti-virus” su scala globale: perchè l’effetto paura (psicosi) ci metterà un bel po’ a “scemare”.
E in previsione di questo “futuro”, occorrerà ridisegnare anche il turismo, tenendo conto degli indotti che ne hanno patito, delle strutture ricettive, dei negozi: potenziare il comparto del turismo “slow” e “green”, quindi anche e soprattutto il cicloturismo, sarà fondamentale, perchè il cicloviaggiatore interagisce maggiormente rispetto al turista comune: una velocità media di 15 Km/h, distanze massime giornaliere di 80-90 Km, favoriscono il commercio di prossimità, oltre alla possibilità di visitare molteplici luoghi su scala nazionale.
Ovviamente servirà un supporto pro-attivo delle Istituzioni Governative, ma ce la faremo.
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